Monday, December 18, 2017

Addio del passato (cit. Violetta)

Mi ero ripromessa di non scrivere più critica musicale, ma in questo caso non posso evitarlo, quello che conta è la situazione. Nel giro di due giorni ho ascoltato due concerti, due mondi separati solo dalle Alpi e... da qualche secolo.

Venerdì sono stata invitata ad un Hauskonzert. Un signore avanti con gli anni, che in gioventù aveva studiato legge e violino scegliendo la prima come mestiere ed il secondo come passione, ha raccolto alcuni amici, alcuni professionisti, altri che come lui non hanno mai smesso di suonare, per un piccolo concerto casalingo. L'organizzatore, ora in pensione, appartiene a quel gruppo di studenti di geologia (ecco il collegamento con il blog!) che dopo il pensionamento han deciso di coronare un sogno che evidentemente non dava speranze occupazionali. Per il concerto è stato scelto un repertorio non facile, due concerti brandeburghesi ed un trio dall'Offerta Musicale di J.S. Bach. Quello che si è sentito è stata quasi una lettura dei brani. Imperfetta, certo, ma senza alcuna pretesa concertistica. Volevano solo condividere con un numero ristretto di parente ed amici la gioia di suonare assieme, di suonare ancora e di suonare Bach. La signora di casa non ha suonato, ma si è prodigata a preparare da mangiare e bere per tutti gli ospiti, coinvolgendo i nipotini.

Haydn invece di Schubert (qui), ma sempre concerto casalingo.
Sabato sono andata al Musikverein per un concerto italiano. Un'amica aveva i biglietti ed ha raccolto un cospicuo numero di conoscenti. Posto ottimo, in galleria ma con buona visuale. L'acustica nella Sala d'Oro è sempre discreta. Programma prevalentemente operistico italiano, con un paio di incursioni in terra tedesca, tra cui Wagner e Mozart. Alla pausa me ne sono tornata a casa. Qui l'intenzione concertistica c'era e come. L'orchestra, il coro ed i solisti comprendevano elementi piuttosto giovani in media, ma non adolescenti, per cui certe sbavature o ingenuità non si perdonano tanto facilmente. L'idea poi di imbarcarsi in Wagner... I solisti, eccetto uno dei due soprani, con qualche limite tecnico. Purtroppo è mancato pure l'entusiasmo trascinante del repertorio nazional-popolare. A difesa posso dire di aver ascoltato di peggio al Musikverein, pure con nomi austriaci blasonati, e che l'estrapolazione di arie da opere per un concerto mi indispone a priori, mancando il coinvolgimento emotivo della storia narrata. La sala era piena, per lo più di connazionali e di turisti.

Conclusione. Da un lato la famiglia benestante austriaca che ha coltivato la passione per la musica, dall'altro un'orchestra relativamente giovanile che cerca di farsi un nome a livello internazionale suonando il proprio forte nel tempo della musica Viennese (per non dire mondiale, considerando che il concerto di Capodanno è trasmesso ovunque da qui). Da un lato un salto nel passato, ricordando quando i salotti viennesi erano popolati di artisti internazionali, con la tristezza nel constatare che siano ormai rimasti solo anziani austriaci conservatori, dall'altro uno schiaffo nel presente, in cui i musicisti italiani non dominano più nelle corti e nei teatri dell'Europa. Eppure dovrebbe funzionare al contrario, con i giovani a leggere repertorio per puro piacere, condividendo questo momento con amici e parenti, e gli anziani professionisti con esperienza a riempire le sale da concerto anche di studenti.

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